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Fregio robbiano dell’Ospedale del Cepp ...

  • Piazza Papa Giovanni XXIII, 51100 Pistoia PT, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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La vicenda del fregio robbiano è di certo intimamente legata a quella dell’edificio e dunque dell’architettura. Sicura è la coincidenza temporale fra la messa in opera del fregio di bottega robbiana e i lavori dei primi del Cinquecento. La loggia esterna fu costruita intorno al 1514 dallo Spedalingo Leonardo Buonafè o Buonafede, fiorentino. Intorno al 1522 fu ordinato il fregio, che corre in orizzontale a mo’ di parapetto e raffigura le sette opere di misericordia alternate dalle virtù cardinali e teologali. E’ noto come la vicenda attributiva sia rimasta aperta per secoli. Certo è che Giovanni della Robbia tra il 1525 e il 1527 riceve vari compensi proprio per l’Ospedale del Ceppo. Possiamo ragionevolmente fissare la paternità del fregio del Ceppo a Giovanni Della Robbia e Santi Buglioni, ad eccezione dell’ultimo pezzo portato a termine dal pittore pistoiese Filippo Paladini. Le Sette Opere di Misericordia del Fregio Robbiano Nella prima formella, posta sul fianco sinistro, si rappresenta la prima Opera di Misericordia, ovvero Vestire gli ignudi. Al centro Leonardo Buonafede, vestito in bianco e nero, sta da un lato porgendo un panno per coprire gli ignudi e dall'altro dona dei soldi alle giovani fanciulle senza dote e alle vedove povere. Tali compiti, come quelli illustrati in tutte le formelle successive, spettavano all'Ospedale. Segue, in angolo un'arpia apotropaica, che si ritrova, pari pari, all'angolo opposto. La seconda formella illustra Ospitare i pellegrini: lo Spedalingo lava i piedi a un pellegrino, sotto le sembianze di S. Giovanni Battista, patrono di Firenze, mentre altri pellegrini, fra cui S. Jacopo, armati di bastone, stanno giungendo da sinistra. Segue la figura della Prudenza, una delle Virtù, armata di specchio. Nella terza scena si rappresenta il Curare gli ammalati, uno dei compiti principali dell'Ospedale: il paziente a sinistra giace su un letto mentre un medico gli sta tastando il polso; dall'altro lato, invece, un altro paziente viene curato da un chirurgo. E' una rappresentazione che sembra alludere alla Scuola Medica Pistoiese, vanto e gloria della città fra '600 e '800, poi confluita nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze. La Virtù che segue è quella della Fede. Nella quarta formella, quella del Visitare i carcerati, troviamo Leonardo Buonafede a colloquio con S. Leonardo, protettore dei carcerati che vengono visitati dietro le sbarre a ai quali viene portato da mangiare da alcuni inservienti dell'Ospedale. Segue la Carità. Quinta formella è quella del Dar da mangiare agli affamati, un altro dei compiti dell'Ospedale: Leonardo Buonafede invita a tavola un povero, mentre abbondante pane viene distribuito fra i poveri. Segue la Giustizia con la spada. Se fin qui tutto era andato bene, nel 1528 la decorazione del Fregio si interruppe per l'improvvisa partenza di Leonardo Buonafede da Pistoia in seguito alla sua elezione a Vescovo di Vieste. Partito il committente, nessuno finanziò più Santi Buglioni e la sua bottega, che lasciò il Fregio incompleto. Soltanto sessanta anni dopo il nuovo Spedalingo, Bartolomeo Montechiari, decise di proseguire e ultimare l'opera lasciata incompleta e fu così che chiamò un artista pistoiese, Filippo Paladini, a realizzare la formella del Dar da bere agli assetati. Il povero artista, tuttavia, non conosceva la tecnica della terracotta invetriata usata da Santi Buglioni, tant'è che provò a imitarla, ma con scarsi risultati. La sua è l'unica scena dai colori meno vivi e lucidi, quasi più tendenti al marrone, anche se l'attuale restauro ha pienamente reso leggibilità all'opera.

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