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Cingoli

  • 62011 Cingoli MC, Italia
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Borghi
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Il termine Cingulum significa in latino "qualcosa che cinge": in effetti sin dai primi secoli la città si presentava come una realtà costruita su un monte per cingerlo. Cingoli, quindi, equivarrebbe a città edificata sul ripiano di un monte. Le testimonianze più antiche di frequentazione dell'area di Cingoli risalgono al IV-III millennio a.C., mentre il primo nucleo insediativo, nell'area dell'attuale Borgo S. Lorenzo, può farsi risalire sicuramente al III sec. a.C. Secondo una leggenda,[senza fonte] il picchio piceno, giunto nelle Marche, si posò proprio sull'altura di Cingoli. Nel periodo romano, la città fu ampliata e abbellita da Tito Labieno, luogotenente di Giulio Cesare. A partire dalla metà del VI secolo si ha notizia di una diocesi cingolana con a capo il vescovo (poi patrono) Sant'Esuperanzio. La città divenne libero comune a partire dal XII secolo, facendo fiorire le attività artigianali, commerciali e artistiche. Nel 1725 fu ripristinata la vecchia cattedra vescovile. Un cingolano, Francesco Saverio Castiglioni, divenne papa nel 1829 come Pio VIII. Con la Battaglia di Castelfidardo, Cingoli fu annessa al Regno di Sardegna e nel 1861 al Regno d'Italia. Il clima, rigido e nevoso nel periodo invernale, si presenta asciutto e fresco con una leggera brezza durante la stagione estiva, favorendo un notevole afflusso turistico. Il borgo, che rientra anche tra i Borghi più belli d'Italia è ricco di opere d'arte. Cuore di Cingoli è la piazza Vittorio Emanuele II su cui si affacciano il Municipio e la cattedrale. Il palazzo Municipale è costituito da corpi realizzati in epoche successive: la struttura più antica, forse del XII secolo, è avvolta dall’edificio in stile rinascimentale voluto nel 1531 dal governatore della città Egidio Canisio da Viterbo, come recita l’iscrizione lungo la cornice del parapetto del secondo piano. La cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, sorge sul luogo occupato fino al 1615 dalla piccola chiesa di San Salvatore. L’incapacità della pieve di Santa Maria (oggi San Filippo) ad accogliere un sempre crescente numero di fedeli, spinse le autorità ecclesiastiche ad avviare i lavori per la costruzione di una chiesa più grande, inaugurata nel 1654. Si esce dalla chiesa volgendo le spalle al municipio per arrivare in via del Podestà, dove su uno slargo si affaccia il quattrocentesco palazzo Conti, dell’omonima famiglia nobiliare. Proseguendo la strada in discesa, si ammira a destra la facciata della chiesa di San Filippo Neri con il suo portale romanico. L’edificio, sorto sui resti della primitiva pieve di Santa Maria, è internamente dotato della fastosa veste barocca scelta dai padri dell’Oratorio di San Filippo Neri, che nel 1664 ne divennero i possessori. Tornando in piazza Vittorio Emanuele II, a destra della cattedrale s’imbocca via Foltrani, su cui gettano ombra i bei palazzi rinascimentali appartenuti alle famiglie della nobiltà cingolana. Poco oltre, scendendo, si apre sulla destra l’ampio piazzale su cui si affacciano la chiesa di San Domenico e il connesso convento dell’ordine dei Predicatori. Sull’altare maggiore della chiesa è collocata dal 1539 la grande tela della Madonna del Rosario e Santi, opera tra le più complesse e magnifiche dell’inquieto pittore veneziano Lorenzo Lotto. Continuando lungo via Foltrani, appaiono all’improvviso le mura del Monastero Silvestrino di San Benedetto, oltre il quale si svela il cinquecentesco palazzo Puccetti. Costeggiandolo, si scende tra le case rinascimentali lungo via dello Spineto che conduce, nel suo concludersi, fuori delle mura cittadine, dove si trova la chiesa di Santa Caterina D’Alessandria, risalente al secondo decennio del XIII secolo. Lasciando alla propria destra l’edificio comunale, ci s’immette in via Maggiore, l’arteria principale fiancheggiata da notevoli palazzi nobiliari. Nel XVI secolo questa via (oggi chiamata anche Corso Garibaldi) fu ribattezzata via Farnesia et Pontificalis, quando il cardinale Alessandro Farnese, più volte ospite della famiglia Silvestri, divenne Papa col nome di Paolo III. A metà della via, sulla destra, accanto all’edificio che ospitava la chiesa di Santa Maria in Valverde, appare la bellissima fontana di Maltempo, rivestita dell’impianto allegorico-ermetico che le diedero nel 1568 i Lombardi, allievi del Sansovino, dietro suggerimento di un’enigmatica “congrega de’ philosophi”. Poco dopo sulla sinistra, si eleva imponente, nella sua facciata in travertino, il seicentesco palazzo Castiglioni, nel quale nacque nel 1761 Francesco Saverio Castiglioni, diventato Papa Pio VIII nel 1829. Prima di concludersi con porta Piana, innalzata in onore del concittadino pontefice, Corso Garibaldi si apre su una piccola piazza, su cui si affaccia l’antica chiesa di San Nicolò, costruita dopo il 1218 per evitare che i parrocchiani di Sant’Esuperanzio percorressero durante l’inverno la disagevole strada che conduceva alla loro chiesa. Sorge, infatti, fuori delle mura cittadine la collegiata di Sant’Esuperanzio, il monumento più insigne di Cingoli. La nuda facciata di pietra grigia è adornata di un rosone e di un meraviglioso portale romanico scolpito dal maestro Giacomo nel 1295.

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