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Basilica di San Nazaro Maggiore

  • Largo Francesco Richini, 7, 20122 Milano MI, Italia
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Luoghi religiosi
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Description

La Basilica di San Nazaro in Brolo fu fondata tra il 382 e il 386 (anno della consacrazione), per volere del vescovo Ambrogio, sull'area di una preesistente necropoli. La nascita della basilica si lega al culto dei Santi e Martiri promosso dal patrono di Milano, tanto che la sua consacrazione avvenne con le reliquie dei Santi Apostoli, dai quali deriva la sua prima titolazione e dei quali si conservano, pare, brandelli di stoffa entrati in contatto con il corpo dei Santi sepolti a Roma. La chiesa, sorta lungo la via per Roma, rivela il desiderio vescovile di contrassegnare questa zona, posta al di fuori del circuito murario ma sulla direttrice verso la capitale, con un evidente simbolo cristiano. Nove anni dopo la consacrazione, Ambrogio apporta alcune modifiche per accogliere le reliquie di San Nazaro, il cui ritrovamento è databile al 395 vicino alla necropoli di Porta Romana. L'edificio paleocristiano è ancora riconoscibile nella pianta dell'attuale chiesa, che si data all'XI secolo. Dopo i cambiamenti apportati nei secoli all'edificio, l'interno si caratterizza oggi dal contrasto fra il bianco del nuovo intonaco, le linee rossastre dei costoloni in cotto e il grigio della pietra di alcuni ritrovamenti di muratura paleocristiana che sono stati lasciati a vista. Nell'edificio, che dopo il prolungamento del braccio verso l’ingresso attualmente presenta la caratteristica pianta a croce latina, si distinguono elementi romanici. Per le sue antichissime origini, rappresenta una delle principali testimonianze d'arte paleocristiana presenti in città. Nel 1512 iniziarono i lavori per la Cappella Trivulzio, unica opera architettonica documentata del Bramantino a Milano. Nata come mausoleo della famiglia di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo del re di Francia Luigi XII, è addossata alla facciata paleocristiana come una sorta di vestibolo di accesso alla chiesa. Dal transetto sinistro si accede alla Cappella di Santa Caterina. Attribuita ad Antonio da Lonate (1540 circa), contiene una statua lignea dell'Addolorata del XVII secolo e le “Storie della vita di S. Caterina” affrescate nel 1546 da Bernardino Lanino con l’aiuto di Gaudenzio Ferrari e Giovanni Battista Della Cerva. Il transetto sinistro conserva “Il Gesù nella Passione”, una tavola di Bernardino Luini che sovrasta un piccolo tabernacolo rinascimentale. Nella navata centrale sulla parete destra una Annunciazione di Daniele Crespi, su quella sinistra La presentazione al tempio di Camillo Procaccino. Nella sagrestia ci sono alcune opere di Giovanni da Monte Cremasco. Nel piccolo museo-lapidarium, che si trova nella sagrestia romanica a sinistra del presbiterio, sono presenti, tra le altre cose, frammenti di epigrafi paleocristiane, un anello d’oro con zaffiro e un piccolo Cristo crocifisso di epoca altomedievale. Scendendo a destra del presbiterio si accede alla piccola area archeologica. Qui sono conservate anfore romane, mattoni e tegole con impronte di zampe di animali, probabilmente passati accidentalmente sul materiale posto ad essiccare prima della cottura. Nell’area archeologica esterna sono presenti testimonianze (sarcofagi e casse in pietra) del cimitero sviluppatosi via via intorno alla basilica, oltre ai resti delle murature originarie di epoca ambrosiana e a quattro antiche colonne in granito. Secondo la leggenda, San Nazaro, perseguitato dall’imperatore Nerone, fu decapitato con il giovane Celso a Milano, presso Porta Romana, in una località chiamata “Tre Muri”. Per timore dell’imperatore, i cristiani trafugarono immediatamente i corpi, per seppellirli in un luogo segreto, che, secoli più tardi, il Signore rivelò ad Ambrogio. Il corpo di Celso fu lasciato nel luogo del rinvenimento, dove si trova la basilica a lui dedicata (Corso Italia) in cui sono conservate le reliquie, mentre quello di Nazaro fu portato nella basilica degli Apostoli. Miracolosamente, come narra la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (XIII secolo), “il corpo del Santo aveva ancora il sangue fresco, come se fosse appena stato sepolto, integro e incorrotto, circondato da un odore fragrante, ancora con barba e capelli”. Nella Cappella di famiglia Trivulzio, Giangiacomo Trivulzio è sepolto tra le due mogli. Sulla lapide, è presente una scritta in latino che alcuni storici traducono in milanese: “L’è staa mai cont i man in man” (non è mai stato inoperoso).Sant’Ambrogio dedicò la chiesa ai Santi Apostoli Pietro e Paolo dei quali sono custodite alcune reliquie contenute in una teca argentea che si trovava sotto l’altare.

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