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Manduria

  • 74024 Manduria TA, Italia
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Manduria, città di origine messapica, dopo i fasti del periodo ellenistico del quale numerosi sono i reperti rinvenuti nelle varie campagne di scavi archeologici a partire dagli anni '60 del secolo appena trascorso, fu conquistata dai Romani nel 266 a.C. In seguito la città fu abbandonata dai suoi abitanti ma risorse a nuova vita ad opera di Ruggiero il Normanno e nel XVIII secolo riprese l'antico e glorioso nome di Manduria. Sono stati diversi gli studiosi che si sono interessati all'etimologia del nome di Manduria, città di origine messapica, nel cui territorio non mancano testimonianze di insediamenti precedenti riferibili al periodo neolitico. Lo studioso Giuseppe Pacelli, nella sua dissertazione "Dell'antica Città di Manduria" , riporta diverse etimologie, tutte riconducibili al significato di "fattoria ", "luogo di allevamento di cavalli". Secondo F. Ribezzo, Mandurium o Mandorium avrebbe preso il suo nome proprio da una, o da un insieme, di tali fattorie. Non si discosta da tale etimologia nemmeno lo studioso manduriano G. Stano che vede nel termine greco-italico "mandra", nel significato rispettivamente di stalla, di gregge o torma di cavalli, l'origine del nome. Della città antica sussistono i notevolissimi avanzi delle opere di fortificazione. Scavi recenti ne hanno liberato nuovi tratti, chiarendo altresì il problema della loro cronologia. Si possono agevolmente distinguere tre cerchie murarie, appartenenti a tre fasi diverse. La più interna (lunga circa km 2) è formata da grossi blocchi irregolari posti per testa, e preceduta da un fossato. Successivamente, una seconda muraglia, costituita da blocchi molto più regolari, disposti alternativamente per testa e per taglio, venne a rinforzare la prima, di cui occupa in parte il fossato. È probabile che questa seconda cinta si riferisca alla guerra contro Taranto e Archidamo. L'ultima cerchia, infine, la più imponente (5 m di spessore, 6 o 7 di altezza) è lunga più di 3 km. Anch'essa è preceduta da un fossato. Quest'ultima fase delle fortificazioni sembra da attribuirsi al periodo della guerra annibalica. Il muro infatti è impostato su alcune tombe, i cui corredi (comprendenti, tra l'altro, ceramica di Gnathia baccellata) sono databili al III sec. avanzato. Al di fuori delle mura, ai lati delle strade che escono dalle porte (5 nella sola zona orientale), sono apparsi numerosi gruppi di tombe scavate nella roccia. Malauguratamente, la maggior parte di esse era già stata saccheggiata; si sono potuti recuperare tuttavia alcuni corredi, composti per lo più di vasi databili tra il IV e il II sec. a. C. Merita menzione, inoltre, il cosiddetto "Fonte Pliniano", identificabile forse con quello di cui parla Plinio (Nat. hist., lI, 226), situato in una vasta caverna, certamente naturale, ma ampliato dalla mano dell'uomo.

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