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Il cratere di Assteas

  • 82016 Montesarchio BN, Italia
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Arte, Teatri e Musei
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Description

Più di tre secoli prima della nascita di Cristo, viveva un uomo che si chiamava Assteas. Dipingeva vasi con scene ispirate ai miti greci che a loro volta erano ispirati alle vicende umane. Aveva origini greche come la città in cui abitava: Poseidonia, che poi si sarebbe chiamata Paestum. I suoi vasi, secondo l'uso del tempo, finivano a volte sotto terra, in una tomba. A far compagnia a chi non era di grande compagnia. Molti anni dopo, 1973 (dopo Cristo), a Sant'Agata dei Goti che una volta si chiamava Saticula, un contadino trovò una tomba e uno dei vasi di Assteas. Di quello che fece dopo, non tutto è noto. Certo è che ebbe la possibilità di ammirare il vaso da vicino, di considerarne la forma e le figure. C'era una fanciulla seduta su un toro dipinto di bianco, tra due strane creature marine. Su di lei una specie di angioletto e poi ancora altre figure e delle scritte in greco. Il vaso raccontava la storia di Europa, figlia del re fenicio Agenore. Zeus, che se ne era innamorato, si trasformò in un toro bianco e, con lei in groppa, attraversò il mare fino all'isola di Creta. Pothos, la specie di angioletto, simbolo del desiderio amoroso, era lì a sottolineare che non si trattò di violenza ma d'amore. Il contadino, forse perché ne apprezzò la bellezza, forse per vanità, si fece ritrarre accanto al vaso con una foto polaroid. E' certo, anche, che provò ad apprezzarne il valore, perché, qualche anno dopo, lo vendette ad un antiquario svizzero, per un milione di lire e un maialino. Il seguito della storia dimostra che l'affare lo fece l'antiquario, che, a sua volta, vendette il vaso ad un museo americano, per 380.000 dollari. Niente maialini stavolta. Ma in una storia c'è sempre una o più figure positive nelle quali è più facile, o più comodo, identificarsi. Un gruppo di funzionari riuscì, dopo indagini accurate, anche grazie alla polaroid, a ricostruire la storia del vaso di Assteas e ad ottenerne la restituzione dal museo americano. Il vaso, insieme ad altri reperti recuperati, fu esposto in una mostra, nella città di Roma, che si è sempre chiamata così. Sfilarono autorità costituite, studiosi, esperti d'arte e semplici visitatori. Manco a dirlo, apprezzarono particolarmente, proprio il nostro vaso di Assteas. Allora, gli abitanti di Sant'Agata fecero sentire la loro voce, chiedendo che il vaso tornasse alla terra dalla quale era stato sottratto. Ma non avevano un museo dove collocarlo. Si fece avanti il sindaco di un paese vicino, che, invece, il museo ce l'aveva. Ma non ci fu niente da fare. Il vaso ritornò dove era partito all'inizio della storia, a Paestum, per essere esposto in un museo insieme ad altri vasi usciti dall'officina di Assteas. Nel territorio di Sant'agata dei Goti sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici. Non esiste a Sant'agata un museo pubblico. Esiste una collezione privata, la Rainone Mustilli, dichiarata patrimonio nazionale con decreto ministeriale; ma non è accessibile al pubblico.

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