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Tabacco, oro nero della Campania

  • Benevento BN, Italia
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L'Italia e' anche il primo esportatore di tabacco in Europa e la Campania, nel settore, la fa da padrona. Da sola infatti produce il 50% del tabacco italiano. E' nelle province di Caserta, Benevento e Avellino, che si concentra la maggiore produzione dove, rispettivamente, vengono prodotte il 41%, il 33% ed il 15% dell'intera produzione regionale. Nell'anno 1635 fu istituito a Napoli un vero regime di Monopolio, le prime concessioni di coltivazione del tabacco nacquero nella capitale, nel Monastero di S. Chiara e nella zona di Lecce. In seguito agli inizi dell'ottocento fu Gioacchino Murat ad incoraggiare la coltivazione del tabacco in Campania, garantendo il ritiro e la sua collocazione presso le Manifatture, allora private, poichè si era avuta una contrazione di tale coltura. Con l'allontanamento della flotta Inglese, che aveva posto il blocco alle importazioni estere, durante il dominio Francese, ritornò la convenienza a coltivare tabacco al posto di cotone, cereali e leguminose, indispensabili materie in una situazione di isolamento mercantile. Con Ferdinando I fu creato il monopolio sia della coltivazione che della lavorazione, monopolio che dopo qualche decennio venne venduto, in privativa, al Principe di Torlonia. Dopo una certa espansione della coltura, nella quale primeggiava l'Erbasanta quale prodotto da fiuto, che vide interessato tutto il nostro Principato, sino alla piana di Salerno ed oltre, si ebbe una stabilizzazione della produzione che si realizzava soprattutto a Cava, Nocera superiore e piccole porzioni del territorio di Vietri. Dopo l'Unità d'Italia venne concesso il beneficio della coltivazione da parte della Privativa di Stato che esercitava anche un controllo per stroncare il contrabbando, che era molto diffuso. Nel 1841, il 9 luglio l'Intendenza del Principato Citeriore scrive al Sindaco di Cava, che i coltivatori usavano i "tacconcelli" (foglie piccole apicali) per rimpiazzare le foglie migliori, che invece di essere consegnate venivano contrabbandate. Nel 1845, vista la crescente produzione di tabacco nel territorio cavese, fu istituita a Cava, in località Passetto, una fabbrica succursale della manifattura di Napoli. Essa serviva a ricavare dalle foglie delle nicoziane il tabacco da fiuto, ed aveva una annessa Agenzia per la raccolta dei tabacchi greggi. A livello nazionale la Privativa, non avendo appagato le aspettative del Governo per quanto concerneva lo sviluppo e la redditività della coltura, fu sostituita, nel 1868, dalla Regia Cointeressata, fortemente voluta dall'allora ministro delle Finanze, Quintino Sella, che in questo modo associava all'industria statale dei tabacchi l'iniziativa e l'attività privata. La convenzione ebbe durata di 15 anni. Dal 1884 lo Stato assunse di nuovo la gestione diretta del monopolio. Con provvedimento del 27/9/1893 fu creata la Direzione Generale delle Privative, coadiuvata da un Consiglio Tecnico dei Tabacchi, avente il compito di istruire circa le caratteristiche e le potenzialità redditive della coltura, nonchè sulle tecniche più aggiornate. I miglioramenti furono evidenti sia nella coltivazione destinata all'esportazione sia nelle coltivazioni sperimentali. Malgrado ciò, si ritenne che la produzione non raggiungesse livelli quantitativi e qualitativi sufficienti. Per conferire nuovo impulso allo studio per il miglioramento qualitativo delle produzioni indigene e per la produzione di ibridi, fu istituito a Scafati, nel 1895, il Regio Istituto Sperimentale e di Tirocinio per la coltivazione del tabacco, fondato dal Dott. Leonardo Angeloni. L'opificio dal 1879 in poi dovette subire innumerevoli lavori di adattamento, per renderlo idoneo alla lavorazione del sigaro, con clausole ben precise; tanto è vero che nel 1887 si rese necessario costruire anche un forno per "abbruciare" il tabacco inservibile. Nell'anno 1912 poteva apparire stravaganza fabbricare il "Toscano" in Campania, ma la proverbiale modestia meridionale e l'accertata idoneità della condizione climatica di Cava, intervennero per precisare che era nato un ramo "cadetto" del toscano, denominato "Toscanello". Nell'anno 1982, lo scrivente ebbe la fortuna di assistere alla nascita del sigaro "Garibaldi", fortemente voluto dall'eminente scrittore e regista Mario Soldati,appassionato di sigari chiari. Difatti, a Cava furono selezionati dal sottoscritto, assieme al Direttore della Manifattura pro-tempore, i tabacchi idonei, affinchè si producesse un sigaro marrone chiaro, meno marcato nel gusto, con ridotti contenuti di azoto totale e nicotina, più gradevole al palato e con un retrogusto più attenuato, rispetto al toscano tradizionale. Il tabacco Kentucky, ibrido e caratterizzato nella zona di Benevento, risultò rispondente alle esigenze richieste dalla Direzione Generale. Tale selezione scaturiva da un patrimonio culturale, che l'Amministrazione dei Monopoli di Stato inculcava ai suoi tecnici, poiché si riteneva che la conoscenza profonda della materia prima, ossia del tabacco, fosse indispensabile per capire a fondo il processo tecnologico di lavorazione del sigaro italiano.

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