Description
ale edicola era a pochi chilometri dalla capitale del Meridione d'Italia, in territorio del Comune di Sant'Anastasia nella contrada che si chiamava "Arco" per la presenza di arcate di un antico acquedotto romano. Perciò l'immagine era detta "Madonna dell'Arco".
L'edicola, come ci testimonia fr. Ludovico Ayrola, in uno scritto della fine del seicento, era formata da «una piccola, povera ed antica conicella di fabbrica, in cui con semplici colori effigiata si vedeva la gloriosissima Vergine Maria con faccia grande e sovramodo venerabile». Il dipinto certamente non vanta pregi artistici, ma colpisce la mesta espressione del volto dominato da due grandi occhi che hanno l'effetto di penetrare l'animo di chi li guarda, lasciandovi un ricordo indelebile.
Il 6 aprile del 1450 avvenne un fatto straordinario. Un giovane, mentre giocava a palla-maglio, non riuscì a fare andare la palla più lontano di quella del suo avversario, perché fu fermata dal tronco di un tiglio, che si trovava vicino all'edicola dell'immagine della Madonna dell'Arco. Questi si mise a bestemmiare selvaggiamente e alla fine, non contento, scagliò la palla contro la guancia sinistra dell'immagine sacra, dalla quale subito cominciò a gocciolare sangue. Il giovane sacrilego sarebbe stato sicuramente linciato, se non fosse intervenuto prontamente il conte di Sarno. Il miracolo attirò un'enorme massa di fedeli, che portò anche enormi entrate monetarie. Seguì una lunga contesa tra il Vescovo di Nola, il Comune e i Domenicani. I lavori per la costruzione del Santuario di Madonna dell'Arco (che inglobava l'edicola e la chiesetta costruita intorno ad essa) iniziarono nel 1593 e terminarono nel 1610, ma già nel 1594 il Papa assegnò il Santuario ai padri Domenicani, i quali ottennero anche la gestione temporale. Non mancarono, però, nuove ed aspre polemiche: il Comune chiedeva dei contributi, che questi non sempre accettavano di versare o davano solo in parte. Tra tutti questi brutti litigi, avvenne un altro grande miracolo (redatto dal notaio Carlo Scalpato di Nola nel 1675): il miracolo delle stelle. Un religioso del convento, mentre pregava, vide risplendere intorno alla lividura della guancia sinistra della Madonna piccole stelle d'oro. Pensando fosse un'allucinazione, chiamò il Sacrestano, poi il Priore e infine tutti gli altri religiosi. Venne constatato che si trattava di un vero e proprio miracolo. Successivamente accorsero il Vescovo di Nola, il Viceré di Napoli, l'Arcivescovo di Manfredonia Vincenzo Orsini (domenicano, il futuro Papa Benedetto XIII) ed altre autorità, tutti estasiati di fronte a un tale prodigio. Precedentemente c'erano stati altri miracoli. Uno riguarda la testimonianza piuttosto singolare che venne data da Aurelia Del Prete, di Sant'Anastasia. Per aver ricevuto una grazia, si recò il lunedì di Pasqua del 1589 alla cappellina dell'Arco portando come ex voto due piedi di cera, uno dei quali cadde e si frantumò tra la folla di fedeli. La donna, gettando a terra anche l'altro, si mise a bestemmiare contro la Madonna, chi l'aveva dipinta e chi la venerava. Dopo un anno esatto, durante la notte, le si staccarono i piedi. Furono nascosti, ma la gente li fece disseppellire. Ancora oggi è possibile vederli esposti in un'antica gabbietta di ferro. Un altro miracolo avvene nell'anno in cui si decise di rivestire di marmo l'attuale tempietto. Una grossa pietra vesuviana ostacolava il proseguimento dei lavori e non si riusciva in alcun modo a rimuoverla. All'architetto Bartolomeo Picchiatti (mentre toccava la pietra) non resto altro da fare che pregare con molta fede la Madonna. Una metà della pietra si spezzò e cadde a terra. Venne esposta in chiesa, ma ben presto dovette essere salvaguardata dai fedeli che ne prendevano delle schegge per (troppa) devozione. Quindi, venne collocata in alto in uno dei pilastri del tempietto. Nella parte posteriore del tempietto c'è una lastra di marmo nero con una scritta che ricorda la protezione ricevuta da più di 8.000 persone che si rifugiarono nel Santuario durante l'eruzione del Vesuvio, dal 15 dicembre 1631 al 20 gennaio 1632. Molti vi strofinano sopra un fazzoletto, poi se lo passano sulla fronte mentre invocano l'aiuto della Madonna. Sul lato sinistro del tempietto con l'immagine della Madonna arde in perpetuo una lampada ad olio in ricordo della guarigione che ottennero molti fedeli dalla peste del 1656. Inoltre, a testimonianza delle sovrabbondanti grazie ricevute nel corso di molti secoli da un mare di fedeli, i Frati Domenicani, in occasione del Giubileo del 2000, hanno istituito presso il Santuario della Madonna dell'Arco il Museo degli Ex Voto (al primo posto in Europa e nel mondo), che raccoglie in tre sale espositive le tavolette dipinte, oggetti, preziosi e l'antica gabbietta contenente i piedi di Aurelia Del Prete.