ituata nella piana sottostante l’attuale Sermoneta, ai margini orientali della pianura Pontina. Il sepolcreto, individuato nel 1901 e costituito da almeno quattro distinti nuclei di circa un centinaio di tombe, fu scavato sistematicamente tra il 1902 e il 1904 da Luigi Savignoni e Roberto Mengarelli su incarico di Luigi Pigorini e, successivamente tra il 1994 e il 1998 gli scavi vennero ripresi dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio. L’intero complesso è databile tra il IX e gli inizi del VI secolo a.C. Un altro gruppo di sepolture fu rinvenuto nel corso delle ricerche effettuate sulle pendici del Monte Carbolino, soprastante la necropoli, dove sono visibili ancor oggi una serie di terrazzamenti, considerati come l’abitato relativo alla necropoli. All’interno della cinta fu rinvenuta anche una stipe votiva, caratterizzata dalla presenza di vasetti miniaturistici ed oggetti di bronzo, tra cui alcune figurine femminili in lamina, in genere ritenute rappresentazioni della Mater Matuta.
La frequentazione del culto sembra limitata ad un circuito locale ed il tipo delle offerte e degli oggetti si inquadrano nell’ambiente culturale del Latium vetus, e trovano affinità con le stipe votive di Campoverde e di Satricum.
Le deposizioni di Caracupa, costituite da fosse contenenti inumazioni e in alcuni casi incinerazioni, sono caratterizzate sia dalla presenza di ricchi corredi che da un’articolata disposizione all’interno di diverse aree di sepoltura. L’anali spaziale, lo studio del rituale funerario e della composizione dei corredi sono in grado di fornire informazioni sull’organizzazione e sul grado di complessità raggiunto da una comunità: i costumi funerari di una determinata società possono rappresentare simbolicamente gli attributi dell’identità sociale mantenuta in vita da ciascun individuo e riconosciuta dopo la morte. Un altro aspetto che può essere riconosciuto attraverso l’analisi dei complessi tombali è la formazione di una gerarchia nell’ambito dei gruppi di Linguaggio ovvero la formazione di un insieme di individui che si rifanno ad un antenato comune in virtù di una regola di discendenza unilineare. L’affermarsi di differenziazioni significative all’interno dei lignaggi appare preliminare ad una diversificazione delle linee di discendenza con il conseguente dissolvimento delle precedenti forme di aggregazione parentale. Come conseguenza di questi eventi, nel nostro caso a partire dalla fine del IX secolo a.C., emerge un’organizzazione sociale di tipo gentilizio-clientare, dove uno o più gruppi familiari paiono controllare e gestire le risorse, le proprietà terriere e probabilmente i rapporti di produzione e gli scambi.
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